“Adorazione Fedele” Past. Sandro Lauricelli

21 Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò, appoggiato alla sommità del suo bastone. (Ebrei 11:21)

Il Signore dà uno spazio all’adorazione nella Parola di Dio che va dalla Genesi all’Apocalisse, perché tutto il nostro rapporto col Signore è adorazione.

Nell’Antico Testamento troviamo diverse parole che definiscono l’adorazione:

1. YADAH: adorare con la mano tesa. Significa donarsi completamente a Dio, come fa un bambino con un genitore: “prendimi in braccio, sono tutto tuo”.

Io ti celebrerò (YADAH), o Eterno, con tutto il mio cuore, narrerò tutte le tue meraviglie. (Salmo 9:1)

2. TEHILLAH: cantare con parole spontanee che escono dal cuore; si tratta di canzoni non preparate, non studiate o provate precedentemente. Si tratta di una lode cantata frutto del desiderio di lodare Dio in ogni tempo, non solo nei momenti piacevoli ma anche in quelli difficili.

Io benedirò l’Eterno in ogni tempo; la sua lode sarà sempre sulla mia bocca. (Salmo 34:1)

3. BARAK: adorazione intesa come “inginocchiarsi o inchinarsi”, si tratta di un atto di riverenza per esprimere che Dio è il Re con un atteggiamento di completa arresa a Lui.

Barak come antidoto all’orgoglio che mina le relazioni, soprattutto quelle di coppia. L’orgoglio precede la rovina, l’umiltà precede la gloria.

La regola per gestire l’orgoglio è rendere conto a qualcuno, chiedendo: “in cosa devo cambiare?”

  1. HALAL: adorazione che si faceva per proteggere il popolo e la città del Si tratta di una lode continua, con un’attitudine che fa scappare il nemico.

I capi dei Leviti Hashabiah, Scerebiah e Jeshua, figlio di Kadmiel, assieme ai loro fratelli, che stavano di fronte a loro, cantavano inni di lode e di ringraziamento a gruppi alternati, secondo l’ordine di Davide, uomo di DIO (Nehemia 12:24)

5. TOWDAH: l’attitudine dell’adorazione per ringraziare Dio, si tratta della celebrazione fatta insieme come corpo unito.

L’unzione è direttamente proporzionale all’attitudine che c’è tra le persone che adorano, non perché lo Spirito Santo non abbia il desiderio di muoversi, ma è l’attitudine che permetterà una manifestazione straordinaria dello Spirito Santo. Il risveglio è sempre partito da persone che hanno deciso di riunirsi per adorare il Signore senza schemi, con libertà, con gioia.

Verranno quindi dalle città di Giuda, dai dintorni di Gerusalemme, dal paese di Beniamino, dal bassopiano, dai monti e dal Neghev, portando olocausti, sacrifici, oblazioni di cibo e incenso e offrendo sacrifici di rendimento di grazie nella casa dell’Eterno. (Geremia 17:26)

6. ZAMAR: suonare e cantare a Dio, celebrare Dio con la musica.

1 [Salmo. Cantico per il giorno del sabato.] È bello celebrare l’Eterno, e cantare le lodi al tuo nome, o Altissimo; 2 proclamare al mattino la tua benignità e la tua fedeltà ogni notte, 3 sull’arpa a dieci corde, sulla lira e con la melodia della cetra. 4 Poiché tu mi hai rallegrato con ciò che hai fatto, io esulto per le opere delle tue mani. 5 Quanto sono grandi le tue opere, o Eterno, come sono profondi i tuoi pensieri! (Salmo 92)

7. SHABACH: proclamare con voce alta (grida), senza vergogna, la gloria, il trionfo, la potenza, la misericordia, l’amore di Dio.

1 Lodate l’Eterno, voi nazioni tutte! Celebratelo, voi popoli tutti! 2 Poiché grande è la sua misericordia verso di noi, e la fedeltà dell’Eterno dura per sempre. Alleluia. (Salmo 117)

L’attitudine di vera adorazione cambia la vita delle persone.

1 Dopo queste cose, avvenne che fu detto a Giuseppe: «Ecco, tuo padre è ammalato». Così egli prese con sé i suoi due figli, Manasse ed Efraim. 2 Quando fu riferito a Giacobbe: «Ecco, tuo figlio Giuseppe viene da te», Israele raccolse le sue forze e si mise a sedere sul letto. 3 Allora Giacobbe disse a Giuseppe: «Dio onnipotente mi apparve a Luz nel paese di Canaan, mi benedisse 4 e mi disse: “Ecco, io ti renderò fruttifero, ti moltiplicherò, ti farò diventare una moltitudine di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di te, come una proprietà perpetua”. 5 Ora i tuoi due figli, che ti sono nati nel paese d’Egitto prima che io venissi da te in Egitto, sono miei. Efraim e Manasse sono miei, come Ruben, e Simeone. 6 Ma i figli che hai generato dopo di loro saranno tuoi; nel territorio della loro eredità saranno chiamati col nome dei loro fratelli. 7 Quanto a me, mentre tornavo da Paddan, Rachele morì vicino a me durante il viaggio, nel paese di Canaan, a breve distanza da Efrata; e l’ho sepolta là, sulla via di Efrata, che è Betlemme». 8 Quando Israele vide i figli di Giuseppe, disse: «Chi sono questi?». 9 Giuseppe rispose a suo padre: «Sono i miei figli, che DIO mi ha dato qui». Allora egli disse: «Deh, falli avvicinare a me, e io li benedirò». 10 Ora gli occhi di Israele erano offuscati a motivo dell’età, e non ci vedeva più. Giuseppe li fece avvicinare a lui, ed egli li baciò e li abbracciò. 11 Quindi Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di rivedere la tua faccia, ma ora DIO mi ha dato di vedere anche la tua discendenza». 12 Giuseppe li ritirò dalle ginocchia di suo padre e si prostrò con la faccia a terra. 13 Poi Giuseppe li prese ambedue: Efraim alla sua destra, alla sinistra di Israele, e Manasse alla sua sinistra, alla destra di Israele, e li fece avvicinare a lui. 14 Allora Israele stese la sua mano destra e la posò sul capo di Efraim che era il più giovane, e posò la sua mano sinistra sul capo di Manasse incrociando le mani, benché Manasse fosse il primogenito. 15 Così benedisse Giuseppe e disse: «Il DIO, davanti al quale camminarono i miei padri Abrahamo e Isacco, il DIO che mi ha pasturato da quando esisto fino a questo giorno, 16 l’Angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi fanciulli! Siano chiamati col mio nome e col nome dei miei padri Abrahamo e Isacco, e moltiplichino grandemente sulla terra!». 17 Or quando Giuseppe vide che suo padre posava la sua mano destra sul capo di Efraim, ciò gli dispiacque; prese quindi la mano di suo padre per levarla dal capo di Efraim e metterla sul capo di Manasse. 18 Giuseppe disse quindi a suo padre: «Non così, padre mio, perché il primogenito è questo; metti la tua mano destra sul suo capo». 19 Ma suo padre si rifiutò; e disse: «Lo so, figlio mio, lo so; anche lui diventerà un popolo, e anche lui sarà grande; tuttavia il suo fratello più giovane sarà più grande di lui, e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni». 20 E in quel giorno li benedisse, dicendo: «Per te Israele benedirà, dicendo: “DIO ti faccia come Efraim e come Manasse!”». Così egli pose Efraim prima di Manasse. 21 Poi Israele disse a Giuseppe: «Ecco, io sto per morire, ma DIO sarà con voi e vi ricondurrà nel paese dei vostri padri. 22 Inoltre io do a te una porzione in più che ai tuoi fratelli: quella che conquistai dalle mani degli Amorei, con la mia spada e col mio arco». (Genesi 48:1-22)

In questo giorno, Giacobbe ha stabilito i figli di Giuseppe come suoi eredi tra le 12 tribù d’Israele.

Dov’è la fede in questa storia?

Quando Giacobbe fa questo gesto, Giuseppe e i suoi figli vivevano in Egitto; quel giorno Giacobbe benedice i figli di Giuseppe per quello che sarebbero stati, non per quello che erano in quel giorno. Prega per loro e dice “non solo il Signore ha riscattato la tua vita, ma riscatterà la tua discendenza”.

La tua fede e la tua adorazione faranno in modo che la tua discendenza sarà benedetta. Giacobbe riceve in modo profetico quello che sarebbe successo.

Non chiedere a Dio se succederà, ma ringrazialo perché Lui lo farà. Ciò che Dio ha iniziato lo porta a compimento.

Facciamo in modo che la nostra casa sia una casa di adorazione e di fede.