La profetessa Debora fa questo canto di celebrazione profetica che narra la vittoria con parole profetiche:
Giudici 4/1-16 “Morto Ehud, i figli d’Israele ritornarono a fare ciò che è male agli occhi dell’Eterno. E l’Eterno li diede nelle mani di Jabin, re di Canaan, che regnava a Hatsor. Il capo del suo esercito era Sisera, che abitava a Harosceth delle nazioni. E i figli d’Israele gridarono all’Eterno, perché Jabin aveva novecento carri di ferro, e già da venti anni opprimeva duramente i figli d’Israele. In quel tempo era giudice d’Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidoth. Essa era solita sedere sotto la palma di Debora, fra Ramah e Bethel, nella regione montuosa di Efraim, e i figli d’Israele venivano da lei per farsi rendere giustizia. Or ella mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kedesh di Neftali, e gli disse: «Non ti ha l’Eterno, il DIO d’Israele, comandato: “Va’, marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini dei figli di Neftali e dei figli di Zabulon. Io attirerò verso di te al torrente Kishon, Sisera, capo dell’esercito di Jabin, con i suoi carri e le sue truppe numerose, e lo darò nelle tue mani”?». Barak le rispose: «Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non andrò». Ella disse: «Certamente verrò con te; tuttavia nel viaggio che stai intraprendendo non conseguirai per te gloria alcuna, perché l’Eterno consegnerà Sisera nelle mani di una donna». Poi Debora si levò e andò con Barak a Kedesh. Barak convocò Zabulon e Neftali a Kedesh; si mosse alla testa di diecimila uomini, e Debora salì con lui. Or Heber, il Keneo, si era separato dai Kenei, discendenti di Hobab, suocero di Mosè, e aveva piantato le sue tende alla quercia di Tsaannaim, che è presso Kedesh. Fu riferito a Sisera che Barak, figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor. Così Sisera adunò tutti i suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che era con lui, da Harosceth delle nazioni fino al torrente Kishon. Allora Debora disse a Barak: «Levati, perché questo è il giorno in cui l’Eterno ha dato Sisera nelle tue mani. Non è forse l’Eterno uscito davanti a te?». Così Barak scese dal monte Tabor, seguito da diecimila uomini. L’Eterno sconfisse Sisera, tutti i suoi carri e tutto il suo esercito, che fu passato a fil di spada davanti a Barak; Sisera però scese dal carro e fuggì a piedi. Ma Barak inseguì i carri e l’esercito fino ad Harosceth delle nazioni; e tutto l’esercito di Sisera cadde sotto i colpi della spada; non ne scampò neppure uno”
Il popolo d’Israele sta per essere attaccato da 900 carri di ferro di un esercito, che lo opprime da 40 anni, contro cui non ha le forze per difendersi perché molto più numeroso e molto più potente, Israele infatti era stato depredato da ogni strumento.
Barak, il capo dell’esercito d’Israele, si consulta con la profetessa Debora che gli dà direzione sul come procedere per contro attaccare i nemici.
Questa battaglia è umanamente impossibile da vincere, così come spesso lo sono le battaglie che ci si ritrova ad affrontare oggi nella nostra vita di tutti i giorni.
Il Signore è dalla nostra parte ma noi dobbiamo stare nella posizione corretta!
La posizione corretta che dobbiamo avere è quella in cui si trovava Debora, lei era sotto una palma che le faceva ombra, si trovava tra Ramah, che significa “alti luoghi” e Bethel, che significa “casa di Dio”.
Un credente non può camminare nella vittoria se non si trova tra questi due posti, questa è la posizione profetica!
Se sei piantato nella casa di Dio e stai alla sua presenza avrai un cammino di vittoria !
Quando sei piantato nella casa di Dio e cerchi la presenza di Dio stai camminando nella celebrazione profetica perché il Signore è lì che ti edifica, ti esorta e ti consola, anche quando le circostanze non parlano di vittoria, Dio ti vuole sempre lì in quella posizione.
Spesso il credente cammina nella sconfitta, può succedere infatti che in un momento di circostanza negativa, molla e si scoraggia. Quando si ha questo atteggiamento è come se ci si schierasse nell’esercito avversario, ovvero quello di Jabin, che è figura dell’intendimento umano.
Quando si perde la connessione con Dio e ci si appoggia sul proprio intendimento è allora che si perdono le battaglie.
Con il Signore la vittoria non va costruita, essa va aspettata perché Dio sa cos’è il meglio per ognugno di noi.
Giudici 5/19-21 In questi versi si legge la vittoria inaspettata:
“I re vennero e combatterono; allora combatterono i re di Canaan a Taanach, presso le acque di Meghiddo; ma non riportarono alcun bottino d’argento. Dal cielo le stelle combatterono, dai loro percorsi combatterono contro Sisera. Il torrente Kishon li travolse, l’antico torrente, il torrente Kishon. Anima mia, procedi con forza”
Il popolo d’Israele rimane sul monte ad aspettare, non sapendo cosa fare contro l’esercito nemico, più forte e numeroso, ma Dio travolge in un attimo, con il torrente Kishon, il nemico con i suoi carri permettendo così al popolo d’Israele di combattere e vincere la battaglia perché adesso è più numeroso e più potente.
Non dobbiamo affidarci al nostro intendimento umano, dobbiamo posizionarci tra la presenza di Dio e la casa di Dio e cercare lo spirito profetico aspettando la voce di Dio.